Amsterdam: la maratona di Matteo

Matteo: foto di repertorio

Sono seduto da Starbucks intento a gustarmi il miglior espresso che Amsterdam abbia saputo propormi negli ultimi 4 giorni e una hazelnut donut che… No vabbé, ne ho mangiate di migliori.
Fuori è una bella giornata d’autunno, il sole risplende sulle acque di Oosterdok dove un battello si sta lasciando trasportare senza troppa fretta, come se fosse consapevole che questo tepore abbia le ore contate, presto lascerà spazio al freddo inverno del Nord, come se volesse godersi insieme a noi questo momento in cui il tempo sembra scorrere più lento del solito.
Osservo i miei compagni di viaggio: Fabio, Eleonora, Pier, Fabrizio, Katia e la piccola Giulia… sorridono tutti, intorno a noi c’è un’aurea di serenità.
E dato che il tempo è più lento del solito nella mia mente possono fluire i ricordi di questi 4 giorni, fino ad arrivare ad un’immagine che resta impressa, non se ne va: risale a meno di 24 ore prima, sono sdraiato nell’erba dell’Olimpic Stadion avvolto da un telo, sto tremando, le mie gambe bruciano, ho la nausea, ho appena terminato i 42,195km che mi hanno portato ad essere maratoneta per la seconda volta, dopo che solo qualche mese fa a Milano avevo promesso che non l’avrei rifatto mai più.
Dietro di me c’è Fabio, mentre sono agonizzante gli porgo più di una volta questa domanda, solo questa domanda: “Perché? Perché lo facciamo? Perché facciamo tutto questo? Perché dobbiamo farci del male? Ma chi ce lo fa fare?”
Fabio non risponde…
Fabio non risponde perché sa che è solo questione di tempo e la risposta la trovo da solo.
Non credo che ve lo dirò perché. Perché mi sono allenato 5 giorni a settimana per 12 settimane, per arrivare 1 ora e 15 minuti dopo il primo, non ve lo dirò perché non esco il sabato sera, non fumo, mangio sano e poi… parlo sempre di corsa. Che noia… vero?

Già… andare ad Amsterdam per correre una maratona? Ma che vacanza è?
Non risponderò a queste domande ma vi lascio come indizio questa fotografia, dove io, Fabio, Eleonora, Pier, Fabrizio, Giulia e Katia ridiamo… ridiamo per davvero!

Matteo Valota